Fonte Galusè

La fonte di Galusè, nel rione di Arasulè, si trova a un’altitudine di circa 950 metri sul livello del mare; dallo spiazzo antistante è possibile ammirare la vallata di S’Isca e i rioni di Toneri e Su Pranu. Proprio da Galusè, inoltre, si diparte l’antico camminamento per il vicino paese di Desulo, percorrendo il quale si raggiungono le cime di Bruncu Perdu Frau (1480 m) e Conca Giuanni Fais (1496 m). La sorgente ha due punti di sbocco e, a poca distanza da essa, si trova l’antico lavatoio. L’etimo del suo nome è incerto: si tratta, difatti, di un toponimo arcaico riconducibile al protosardo, lingua dell’Isola prelatina, nella quale la particella gal-/cal- significherebbe “scolo dell’acqua”.

Pur essendo una tra le tante fontane presenti all’interno del perimetro urbano di Tonara o nelle immediate vicinanze del paese – solo nello stesso rione se ne contano altre cinque (Funtana Idda, Su Forreddu, Su Tzurru, Igna Mameli, S’Erriu ‘e Su Ponte) e da tutte sgorgano acque purissime – Galusè è famosa soprattutto per i versi a essa dedicati dal poeta tonarese Peppino Mereu (1872-1901). Nel componimento lirico che ne prende il nome, la fonte, personificata, invita chi passa dalle sue parti a fermarsi e ascoltarne il suono, vero e proprio canto. Nel parlare di se stessa in prima persona la sorgente elenca e descrive le proprie caratteristiche virtuose, raccontando le vicende felici e infelici dell’umanità che negli anni si è data appuntamento al suo cospetto per convegni amorosi, goliardici e politici, e allo stesso modo l’ha raggiunta per dissetarsi e abbeverare gli animali, cercare freschezza e ristoro, riempire le brocche e lavare i panni. Nel contempo, la poesia è anche l’occasione per una confessione e un lamento da parte del poeta: come se Mereu, le cui vicissitudini e scelte personali influirono sulla sua fama e sulla marginalizzazione messa in atto dalla comunità, si affidasse direttamente alla natura – e soprattutto all’acqua, origine della vita – per ribadire e ricreare un legame con il paese natale: proprio alla voce di un soggetto appartenente alla storia più antica e quotidiana del luogo affiderà il proprio ritratto, confessando così i propri pensieri e stati d’animo più profondi.

Alla fine degli anni Settanta del Novecento la fontana – la cui epoca di costruzione resta ancora sconosciuta – era stata impreziosita dalla presenza di alcune statue in trachite rossa di Pinuccio Sciola, oggi dislocate e raggruppate in altri punti di passaggio del paese; del complesso scultoreo resta ancora una pietra, posizionata nella parte alta del sito, che reca inciso proprio l’incipit della poesia di Mereu («Eo so Galusè, logu delissiosu e de incantu, firma inoghe su pe’ o passizeri, custu est logu santu»). La struttura, periodicamente ritinteggiata nel colore azzurro tipico delle abitazioni tonaresi e recentemente dotata di uno scivolo per disabili, è stata restaurata nel 1990 dallo scultore Tonino Loi, che la ha arricchita con una formella scolpita affissa sulla parete vicino alla vasca: nella zona inferiore della composizione si riconoscono, difatti, due donne intente a lavare i panni, circondate dagli stessi umili indumenti (su alcuni si distinguono evidenti rattoppi) stesi ad asciugare e mossi dal vento; in alto a destra, più grande e in posizione dominante, con lo sguardo rivolto a due pavoncelle stilizzate e quasi emergente tra i fogli autografi del proprio corpus poetico, si staglia invece l’inconfondibile profilo di Peppino Mereu.

Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani