Chiesa di Nostra Signora di Loreto

Il complesso della rotonda di Nostra Signora di Loreto si trova nel centro dell’abitato storico di Mamoiada, dove la sua presenza massiccia la fa spiccare rispetto agli edifici circostanti, composti perlopiù da costruzioni tradizionali a due o tre piani. Sulla parte anteriore si apre una piccola piazza triangolare, ospitante il sagrato. La datazione certa dell’attuale edificio risale ai primi anni del XVII secolo, sebbene alcune caratteristiche lascino aperti i dubbi circa una possibile origine medievale. La pianta è centrale, con base circolare, sormontata da una cupola esagonale a grandi spicchi, conclusa da una lanterna impostata su un alto tamburo della stessa forma e sul quale, tra finestre e oculi, si trovano le uniche aperture della chiesa. Le facciate esterne sono semplicemente intonacate e il portale architravato è sormontato da un piccolo rosone con ghiera in trachite e una stella centrale ad otto punte con vetrata policroma (al suo posto, originariamente, vi era una finestra ad arco); il motivo della stella è ripetuto anche sul sagrato, dove le pietre sono disposte in modo tale da replicarne la sagoma. All’interno la struttura è leggermente movimentata dalla presenza di cinque nicchie radiali poco profonde, a pianta rettangolare, separate da pilastri sporgenti, che sostengono il tamburo, e dall’abside che ospita l’altare marmoreo rivolto verso sud-est.

Accostata a un edificio attualmente adibito a sagrestia che si ipotizza possa essere stato l’originario e più antico luogo di culto, la chiesa è caratterizzata da volumi elementari, che risultano dall’incastro geometrico tra un cilindro e un prisma esagonale a cui si aggiunge la cupola: come è stato notato, essa riunisce così, in un’unica entità, le caratteristiche proprie degli antichi battisteri, delle architetture a pianta centrale proposte da Bramante e idealizzate da Raffaello e le tipologie della “rotonda” che vennero riscoperte e applicate dal neoclassicismo europeo. La vicinanza del paese Fonni lascia inoltre supporre un’impostazione operata dalle stesse maestranze che furono attive nella basilica dei Martiri, specialmente nell’oratorio esterno di San Michele.

Fin dal completamento della sua struttura la chiesa è andata incontro a lavori di restauro che hanno comportato modifiche dovute a obiettive necessità di risanamento o mutamenti di gusto: ciò vale sia per l’ambiente esterno (non c’è più traccia dell’antico manto stradale e delle ringhiere e dei pilastri che in un primo momento delimitavano e chiudevano la piazza dove un tempo si svolgeva la festa di sant’Isidoro, e nemmeno della lapide affissa per commemorare i Caduti della prima e seconda guerra mondiale), sia per l’ambiente interno (negli anni Cinquanta, allo scopo di evitare distrazioni ai fedeli, venne eliminata la quasi totalità degli intonaci, così come vennero demoliti i simulacri in stucco posizionati sopra i pilastri decorativi). In tempi recenti alcuni interventi mirati – a cui si deve una ricognizione storica più completa dell’edificio e delle sue caratteristiche – hanno riguardato nuovamente la piazza (1997), l’area della sagrestia e la sua pavimentazione (2006-2007) e le superfici dipinte della parete absidale (2010-2011), che versavano in condizioni di forte degrado a causa di umidità di risalita e infiltrazioni dall’alto. Questi ultimi lavori hanno comportato la rimozione delle pitture a tempera realizzate sulla fine del XIX secolo – La Madonna di Loreto e la traslazione della Santa Casa a opera Emanuele Carboni – e il recupero dei livelli sottostanti, in cui lo stesso tema sacro conviveva con la raffigurazione di stemmi e altri motivi decorativi che risultavano meglio conservati essendo stati eseguiti da Pietro Antonio Nonnis e Pietro Antonio Are con la tecnica dell’affresco all’inizio del Settecento (1723). Tra i vari affreschi risalenti al XVIII secolo, venuti alla luce nel corso dei restauri, è degno di particolare nota lo stemma appartenente alla famiglia Lopez de Zuniga, gli allora Duchi di Mandas: riconosciuto dallo studioso ed esperto medioevale Umberto Oppus, esso risulta essere l’unica rappresentazione della famiglia ducale presente in Sardegna. Attualmente sono in corso ulteriori lavori di ristrutturazione circoscritti alla volta, interessata da un crollo nell’anno 2018.

La consacrazione del tempio alla Madonna di Loreto avvenne il 9 settembre del 1804 a opera del carmelitano don Alberto Maria Solinas Nurra, come riportato dalla lapide affissa vicino all’altare. Accessibile in occasione della festa, che ricorre il 10 dicembre, l’edificio è spesso prescelto per la celebrazione di funzioni e cerimonie, e può essere visitato durante l’anno rivolgendosi al parroco di Mamoiada.

Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani